The Slow Life Manifesto

Reinterpretare la cultura del lavoro per vivere una vita più sostenibile

La nostra cultura del lavoro è basata sulla sofferenza: se lavori senza stressarti vuol dire che non stai lavorando abbastanza e se non soffri allora non ti stai impegnando quanto dovresti.

Nella società occidentale del XXI secolo, se vuoi essere considerato utile nel mondo del lavoro devi essere produttivo: così le persone si sbattono per fare il doppio del lavoro nella metà del tempo e usano il tempo che hanno recuperato per fare altre cose di lavoro. 

Questa condizione ha convinto milioni di persone a vivere sotto il regime di ritmi massacranti, di vita e di lavoro.

Stranamente queste persone, invece di rigettare il modello per ricalibrare i propri ritmi naturali, hanno accettato inermi questa condizione imposta, che in qualche modo si è trasformata in una gara a chi soffre di più.

Il surrogato di questi ritmi sono persone sempre più stressate e costantemente sul filo sottile dell’esaurimento nervoso.

Quello che mi chiedo è: perché? Come abbiamo potuto offrire in sacrificio la nostra vita e il nostro benessere sull’altare del lavoro?

Secondo me il motivo principale è rappresentato dal contesto culturale nel quale siamo sempre stati immersi, che a sua volta è plasmato da credenze a cui veniamo indottrinati fin dalla nostra tenera età, quando non abbiamo lo spirito critico per mettere in dubbio certi dogmi a cui siamo esposti.

Abbiamo sempre vissuto accettando slogan della propaganda Fast quali “il lavoro nobilita l’uomo”, “prima il dovere e poi il piacere”, “chi dorme non piglia pesci” ecc. Sono le nostre verità assolute e se qualcuno prova a metterle in dubbio viene tacciato di personalità viziata.

Questa retorica, come un virus, si è infilata nel nostro inconscio tramite il processo educativo e ha installato all’interno delle nostre menti il programma neurologico della sofferenza, che ha sempre agito in background e ci ha convinti ad accettare le regole di questo gioco sadico.

Nel mondo occidentale la schiavitù è stata abolita, ma l’industria del lavoro, con lo scopo di garantirsi manodopera a basso costo, è corsa ai ripari e ha creato una nuova forma di schiavo: lo stakanovista.

Al giorno d’oggi, l’unica differenza tra uno schiavo e uno stakanovista è prettamente psicologica:

Mentre lo schiavo è costretto a lavorare duramente contro la sua volontà, lo stakanovista viene programmato neurologicamente affinché lavorare duramente sia la sua unica volontà.

Come viene programmato? Con la retorica sulla sofferenza, i cui slogan sono inseriti come se fossero easter egg di un videogioco, all’interno di una cultura che definisce per chissà quale motivo la “ voglia di lavorare duramente” come una virtù.

La propaganda Fast ha un obiettivo preciso: convincere più persone possibile a rinunciare ai propri sogni di naturale libertà, sfruttando la falla di ogni essere umano: il bisogno di sicurezza e stabilità.

Questa forma di assistenzialismo ha creato una società di esseri umani che vive una vita di sacrifici, vantandosi di farlo solo perché è l’unica gratificazione che la propaganda Fast gli può garantire.

Queste persone, truffate dal concetto di carriera, sacrificano gli anni di massimo splendore del proprio corpo e della propria mente in cambio di una promessa: la pensione.

Il piano è quello di godersi la vita negli anni in cui le loro ossa, muscoli e cervello non saranno più utili per essere spremuti dalla macchina industriale della produttività.

La Filosofia Slow ci insegna ad esercitare le virtù naturali dell’essere umano per riconsiderare la nostra partecipazione a questo gioco sadico e tornare ad esercitare un buon grado di controllo sulle nostre vite.

La Filosofia Slow mette in discussione i dogmi sulla sofferenza e sfida le regole imposte dalla propaganda Fast, invitandoci a partecipare al gioco sociale in cui vince chi sta meglio, e non chi soffre di più.

La Filosofia Slow ci aiuta a sradicare le aspettative che ci sono state messe in testa da altri quando eravamo bambini, col fine di poter tornare a pensare con la nostra testa e vivere una vita secondo le nostre personali ambizioni.

Perché agendo secondo i valori della Filosofia Slow ti renderai conto che puoi raggiungere un’ottima qualità di vita anche senza “ammazzarti di lavoro”.

I valori della Slow Life

Chi sceglie di vivere Slow decide di vivere la propria vita comportandosi secondo questi valori:

Vivere Slow significa vivere una vita sostenibile e consapevole. Chi vive Slow prende ogni giorno decisioni per garantire a se stesso uno stato di benessere costante e crescente con la prospettiva di una qualità della vita futura non inferiore a quella attuale.

Vivere Slow significa prendere iniziativa e agire in prima persona per tirarci fuori da situazioni che ci causano sofferenza, morale, psicologica e fisica, in cui sicuramente non siamo finiti per colpa nostra, ma da cui nessuno verrà a salvarci.

Vivere Slow significa sviluppare l’abilità di pensare con la propria testa generando opinioni che non siano il frutto di un condizionamento esterno, ma che siano la ragionata accettazione della propria morale di vita; Lo spirito critico è la capacità intellettuale di passare sotto la lente della ragione tutte quelle convenzioni che sono sempre state socialmente accettate ma che non garantiscono in nessun modo una condizione di benessere psico-fisico attuale, né in ottica futura.

Vivere Slow significa imparare a conoscere gli effetti che le nostre decisioni e le nostre azioni hanno sulla nostra percezione del mondo e della realtà, affinché possiamo vivere una vita che favorisca il nostro stato di benessere psico-fisico, ma che non arrechi in modo doloso danni morali, psicologici o fisici a terzi.


Fenomenologia della Fast Life

Chi vive Fast adotta uno stile di vita poco sostenibile, privando se stesso del benessere attuale in nome di un ipotetico e fittizio beneficio futuro, che sia sociale o personale.

Chi vive Fast vive senza esercitare il proprio spirito critico, senza pensare con la propria testa, parlando per slogan o per sentito dire, e conducendo un’esistenza secondo dei valori che gli sono stati messi in testa da terzi, ma che insegue come se fossero suoi nonostante gli arrechino danni e sofferenze.

Chi vive fast prova una costante sensazione di frustrazione e insoddisfazione esistenziale dovute proprio a queste sofferenze, che decide di sopportare solo per assecondare le aspettative che la cultura e la società hanno nei suoi confronti.

La persone Fast sentono un bisogno costante di sfogare questo stato di insoddisfazione attraverso la ricerca di approvazione esterna, che spesso ottengono attraverso comportamenti viziosi come l’ostentazione del lusso materiale (reale o simulato), di esperienze, dell’opulenza, e di uno status economico/lavorativo.

Il mondo sembra essere progettato per una vita Fast per colpa del bias di disponibilità, cioè per il fatto che vediamo questi individui solo perché sono quelli che si mettono in mostra in maniera frequente. Chi vive Slow invece non trae alcuna soddisfazione da questo genere di dinamiche perché interessato solo a vivere secondo la propria morale, che in quanto propria, esiste e resta valida a prescindere dall’approvazione esterna.

Chi vive Fast rinuncia al benessere di oggi in ottica di un beneficio da ottenere domani.

Questo tipo di comportamento nella nostra cultura occidentale è socialmente considerato come virtuoso, ma in realtà non sempre lo è, perché non sostenibile e logorante. Se è vero che un comportamento virtuoso consiste nel compiere un atto in maniera ottimale o agire in modo moralmente impeccabile, allora il vero comportamento virtuoso sarebbe riuscire a vivere in una situazione di equilibrio, in cui non bisogna mai rinunciare al proprio benessere, pur continuando ad inseguire benefici futuri. Il lettore di questo Manifesto potrà notare come questa definizione combacia, seppure in parole differenti, con quella che abbiamo già identificato come filosofia della Slow Life.

Tornando alla vita Fast, il problema è che chi vive Fast, spende gran parte della propria vita rinunciando al proprio benessere per rincorrere un beneficio futuro, che quando arriva (ammesso che arrivi), non garantisce il tipo di soddisfazione attesa.

Così chi vive Fast si ritrova in un circolo vizioso in cui continua a rinunciare al proprio benessere psico-fisico per via dell’aspettativa irrealistica di una soddisfazione che in realtà è solo frutto di uno squilibrio biochimico dovuto ad un malfunzionamento del circuito dopaminergico.

Ecco un’analogia che vi farà comprendere meglio la differenza tra Fast e Slow Life: Fast Food vs Slow Food.

Che cos’è lo Slow Food? È un movimento che si impegna a promuovere la cultura di un cibo saporito, sano e che viene prodotto localmente in modo sostenibile, cioè senza privare le generazioni future delle risorse ambientali che possano garantire la stessa qualità del cibo delle generazioni attuali.

In contrapposizione c’è il Fast Food, lo conosciamo tutti: prevede pasti veloci, a basso costo, con cibo di qualità abbastanza discutibile. L’esperienza è “sbrigativa” da monte a valle. Dalla produzione al consumo del cibo. Nel Fast Food si preferisce un’esperienza veloce, rapida, ingegnerizzata per chi vive di corsa o per chi non si chiede qual è il reale costo in termini di salute di quella scelta.

Nello Slow Food si è disposti a vivere un’esperienza più lenta, pagando di più per un cibo che però è di qualità eccellente sia a livello di sapore, che a livello organolettico e soprattutto che viene prodotto localmente (km. zero) in modo sostenibile.

Che tu oggi scelga di mangiare Fast o Slow, hai comunque saziato la tua fame. Ma quale delle due alternative è più sostenibile in ottica di benessere attuale e futuro? Mangeresti tutti i giorni da McDonald o da Burger King? Forse sì, se desideri morire tra un mese.

Analoga è la differenza tra Slow e Fast Life. Vivi la tua vita in entrambe le condizioni. Ma quale vita è più sostenibile in ottica di benessere attuale e futuro?

Gli haters dicono

Non è vero. Una vita sostenibile non dipende da quello che si fa nella vita, ma dal modo in cui si fa quel che si fa.

Non hai bisogno che un notaio ti certifichi come persona Slow. Se lavorare tanto, il lusso e lo sfarzo ti garantiscono una condizione di benessere attuale e futura allora sei Slow (anche se appari Fast). Questo lo sai solo tu.

Certo che è difficile. Perché dovrebbe essere facile? Per vivere Slow bisogna impegnarsi e nessuna situazione ideale si ottiene senza impegno. La filosofia Slow non è democratica, e in quanto tale, non è per tutti. In ogni caso l’obiettivo non deve essere applicare al 100% la filosofia Slow in ogni ambito della propria vita, ma tendere per quanto possibile nell’azione e nel ragionamento, a quello che la filosofia Slow insegna.

Questa obiezione deriva da uno scarso esercizio del proprio senso critico e dall’accettazione della convenzione sociale che avere voglia di lavorare debba implicare uno scenario in cui ci si spacca la schiena per 12 ore al giorno, magari in una miniera e senza pause.

Vivere Slow significa essere responsabili della propria vita per averne il controllo. E quando hai il controllo della tua vita sei tu a decidere a quali condizioni lavorare. Nessuna persona intelligente e con possibilità di scelta sceglierebbe di lavorare “duramente”, se l’alternativa è lavorare in modo rilassato ma portando a casa gli stessi risultati.

L’elogio della “voglia di lavorare” è il retaggio di una propaganda industriale volta a tenere basso il costo della manodopera, che premiava con elogi (e niente altro) chi si impegnava di più per aumentare gli introiti del proprio padrone.

Vivere Slow significa lavorare bene a monte per prepararsi e coltivare la pazienza per essere in grado di riconoscere e cogliere le opportunità che garantiscono un buon bilanciamento ROI. Perché le opportunità passano per tutti, anche per chi è troppo impegnato per accorgersene.

Vivere Fast è più facile che vivere Slow

Anche questa obiezione deriva da uno scarso esercizio del proprio senso critico. E lo dimostrerò partendo dalla definizione di “ambizione”.

Che cos’è l’ambizione? Il dizionario offre alcune definizioni:

  1. Desiderio assiduo ed egocentrico di affermarsi e distinguersi.
  2. Desiderio legittimo di migliorare la propria posizione o di essere valutato secondo i propri meriti
  3. Oggetto del desiderio

Senza entrare nel dettaglio di ogni definizione, l’ambizione implica un desiderio, il quale è sinonimo di bisogno o necessità. Il modo in cui cerchi di colmare quel bisogno o necessità fa tutta la differenza del mondo e definisce se vivi Slow o Fast.

Vuoi ottenerlo ora e nel modo più veloce possibile?

Oppure sei disposto a lavorarci con pazienza, anche per anni se necessario?

Ogni volta che cerchiamo il modo più veloce per ottenere X la scorciatoia per arrivare a Y… stiamo scegliendo la vita Fast. 

Quando invece accettiamo un processo, spesso lungo e impegnativo, per raggiungere un risultato grande e duraturo, lì allora stiamo scegliendo la condizione di benessere della Slow Life. Vivere Slow significa vivere in modo economicamente e socialmente sostenibile.

Non ho mai capito perché l’ambizione sia legata alla fatica fisica e mentale. Si può essere ambiziosi anche senza ammazzarsi di lavoro.

E invece no, la filosofia Slow comporta senso di responsabilità e non prevede la delega del proprio benessere a Stato, Governo o Partiti Politici.

Il work-life balance  presuppone un equilibrio tra la vita e il lavoro. Secondo la teoria del work-life balance, la propria vita e il proprio lavoro devono adattarsi reciprocamente in modo da coesistere pacificamente, evitando reciproche “invasioni di campo”.

La filosofia Slow invece affronta le cose in modo un po’ più realistico e meno teorico: il lavoro è parte della vita e non è possibile ragionare in una realtà in cui i due fattori sono scissi. La filosofia Slow vede la vita come il macro insieme e il lavoro come un suo sotto insieme, organizzati in modo tale che il lavoro sia sempre al servizio del proprio stile di vita, come illustrato nell’immagine di sotto.

Luigi Nigro Gigienne

“Puoi essere ambizioso anche senza ammazzarti di lavoro”

- gigienne

Luigi Nigro Gigienne

Chi sono?

Ciao, sono Gigienne,

All’età di 25 anni, dopo un inizio di carriera Fast e un’esperienza in multinazionale, ho capito che non volevo arrivare sul letto di morte dopo aver vissuto una vita inseguendo le aspettative che la società aveva nei miei confronti.

Ho chiuso il mio rapporto con il modello di lavoro tradizionale e mi sono messo alla ricerca del modo di vivere che mettesse al primo posto il benessere fisico e mentale. Volevo condurre una vita nella quale non avrei avuto bisogno di fare cose che non mi andava di fare. Così ho cambiato città, ho cambiato lavoro, ho cambiato amicizie e ho cambiato modo di pensare.

C’è gente che aspetta la pensione per trasferirsi in località X e godersi la vita perché questo è quello che ci è stato sempre detto: “lavora, fai sacrifici per una vita intera e poi, durante gli anni degli acciacchi, puoi finalmente riposarti e goderti la vita.”

Io dico: perché aspettare la pensione per godersi la vita quando, nelle giuste condizioni, puoi farlo già a 30 anni quando sei ancora nel fiore dei tuoi anni?

Costruire uno stile di vita “da pensionato” ti mette nelle condizioni di non aver bisogno di andare in pensione.

Ed è proprio quello che sto cercando di fare io. 

Attualmente mi sto impegnando per costruire una carriera che mi permetta di prendermi 180 giorni di ferie all’anno, e lo sto facendo lavorando sul mio business.

Sto documentando il mio percorso e parlando ogni giorno di come applico la filosofia Slow alla mia vita sul mio profilo Instagram.

Ho parlato di Slow Life su

Dottrina Slow

La filosofia Slow e la mia critica alla nostra cultura del lavoro.

Pane & Slow Life

Il podcast sulla mia storia: dal buio della fabbrica alla strada per la Slow Life

Vuoi vivere Slow? Ecco da dove iniziare

Puoi leggerli in questo ordine:

📕 Elogio dell’ozio – Bertrand Russel (per una panoramica storica per comprendere come la propaganda industriale ha macchiato in modo negativo la pratica del sano ozio, così cara agli anti Greci, e come ci ha convinti che la volontà di “spaccarsi la schiena” sia da considerare una virtù)

📕 Essentialism – Greg McKeown (per imparare a capire cosa è davvero importante e cosa no)

📕 Effortless – Greg McKeown (per capire come dedicarsi alle cose importanti col minimo sforzo)

📕 Manuale – Epitteto (consigli pratici di 2000 anni fa su come comportarsi per vivere BENE la propria quotidianità)

📕 How to Fail at Almost Everything and Still Win Big – Scott Adams (l’unico libro di crescita personale che hai bisogno di leggere)

📕 Perché alle zebre non viene l’ulcera – Robert Sapolsky (come funziona lo stress e come starne alla larga)

📕 Perché dormiamo – Matthew Walker (un libro bellissimo sull’importanza del sonno per la propria salute)

📕 La psicologia dei soldi – Morgan Housel (un libro che ti insegna a gestire bene i tuoi soldi per avere il controllo sulla tua vita)

📕 De Brevitate vitae – Seneca (massime filosofiche sul cattivo uso che facciamo del nostro tempo)

📕 Make Time – J. Knapp & J. Zeratsky (per imparare a gestire il tempo non esiste libro migliore)

📕 L’almanacco di Naval Ravikant (Slow Life applicata al business, qui lo trovi gratis in pdf)

📕 Models – Mark Manson (Slow Life applicata alle relazioni amorose, per maschietti)

Partecipa ad un’esperienza di Slow Living (coliving e coworking in ambiente Slow) e immergiti in un contesto in cui tutte le persone ambiscono a vivere una vita secondo i valori della filosofia Slow.

Fatti contaminare, conosci nuove persone e sperimenta un periodo vissuto secondo i principi della filosofia Slow.

La prima esperienza di Slow Living è andata sold-out in 24 ore ma ne saranno organizzate altre. Se vuoi ricevere un’email per essere avvisato sui prossimi appuntamenti clicca qui e iscriviti in lista d’attesa.

Slow Newsletter

Iscriviti e unisciti alle +1700 persone che ricevono una volta al mese la mia raccolta selezionata di risorse digitali per sopravvivere alla frenesia del XXI secolo.

Vuoi sbirciare prima di iscriverti? Clicca qui